La Psicoterapia Psicoanalitica
"Tutto cio' che degli altri ci irrita puo' portarci alla comprensione di noi stessi" - Carl Gustav Jung
Innanzitutto ci si può domandare cosa sia una psicoterapia. Rispondo che ` un trattamento che opera nelle persone un cambiamento
significativo nella direzione di un adattamento alla vita positivo e tollerabile, ragionevolmente duraturo e irreversibile.
Nello specifico poi, la psicoterapia ad orientamento psicoanalitico è un corpus metodologico che impiega il dialogo, l'ascolto e la parola,
la relazione tra il paziente e lo/a psicoterapeuta, in un contesto sicuro e protetto di lavoro.
Secondo le indicazioni di Nancy Mc Williams, psicoanalista americana, all'interno dei vari approcci psicoanalitici il tema predominante
è che "quanto più siamo onesti con noi stessi, maggiori saranno le probabilità di vivere una vita proficua e soddisfacente".
Tale onestà però non sempre è ravvisabile in ciò che ci "appare sotto gli occhi", non sempre
à conscia e questo perchè ha a che fare con ciò che c'è di più doloroso in noi stessi.
Nella psicoterapia ad orientamento psicoanalitico il sintomo non viene affrontato nell'ottica di una sua eliminazione, ma in quella di una sua apertura al senso.
Ovvero i sintomi vengono visti nella loro specificità, unicità e storicità soggettiva: rappresentano dei significati nell'esperienza delle persone e non vengono affrontati come bizzarie da correggere.
Vi è il rispetto per l'unicità della persona, per la peculiarità insostituibile del suo mondo interiore, del suo carattere,
delle sue esperienze di vita, il rispetto per le sue difese che possono essere superate solo quando altre, più adatte al momento,
possono essere rimpiazzate.
I disturbi psichici, vengono visti come una versione disadattiva di una tendenza umana universale.
Tali sofferenza possono manifestarsi attraverso sintomi: stati ansiosi, stati depressivi, fobie, idee disturbanti, disturbi alimentari,
dipendenze e altri sintomi di vario genere, oppure attraverso sensazioni di malessere più generalizzato. Ciascuno di questi sintomi
viene "riletto" insieme al paziente all'interno della relazione terapeutica. Essere a conoscenza del fatto che un soggetto soffre
di attacchi di panico, di disturbi d'ansia etc., non ci dà indicazioni sulla persona portatrice del malessere, ma del malessere in astratto.
Inoltre la "pubblicizzazione" delle patologie, che vengono nominate, spesso in modo inappropriato dai media, può portare per esempio le persone a scambiare un
passeggero malessere per "depressione" o, al contrario, a sottovalutare condotte alimentari inappropriate in nome della tendenza
"ad essere magri". Il rischio è quello dell'autodiagnosi e della ricerca di soluzioni in riferimento all'autodiagnosi
effettuata.